Sul manifesto di arte concreta nel 1930 Theo van Doesburg scriveva:
”Pittura concreta e non astratta perché nulla è più concreto e reale di una linea e di una superficie. Pittura concreta e non astratta perché lo spirito ha raggiunto il suo stato di maturità: ha bisogno di mezzi chiari e intellettuali per manifestarsi in modo concreto
L’arte concreta, da quel momento, seguirà nuove tendenze: applicazioni produttive, tecnologiche e industriali. Sarà successivamente al dopoguerra, in Italia col MAC, che il tema del Concretismo si riproporrà.
Cadenza – (1951) – Albino Galvano
Tecnica: Olio su Tela – Dimensioni: cm. 130×100
Sono di primaria importanza gli sviluppi dell’astrattismo con la tendenza astratto-concreta alla quale aderiscono gli artisti che faranno parte del movimento torinese MAC. Teniamo presente che il significato del termine “astrattismo” era piuttosto generico negli anni del dopoguerra a Torino, come giustamente evidenziava Tristan Sauvage. Il fatto che si considerasse particolarmente la pittura di Picasso fece si che di astrattismo vero e proprio non si potesse ancora parlare. Per la maggior parte degli astrattisti torinesi si trattava di continuare delle forme di espressione, abbandonando realismo e figurativo avvalendosi di forme e colori puri.
Il Movimento Arte Concreta è fondato a Milano nel 1948 da Atanasio Soldati, Gianni Monnet, Bruno Munari oltre che dal critico Gillo Dorfles che ne fu il principale teorico. Il Movimento si allarga coinvolgendo artisti di molte città italiane, tra cui il gruppo di Torino, che aderisce nel 1952. La scelta di campo in direzione più rigorosamente astratto-concreta di Albino Galvano, Filippo Scroppo, Adriano Parisot, Paola Levi Montalcini, Annibale Biglione, Carol Rama, nasce quindi la decisione di abbandonare il tradizionalismo e soprattutto evidenziare contro la linguistica degli espressionismi e postcubismi collegandosi a una tendenza modernista che sembrava ancora aperta a ulteriori sviluppi. Non è qui il caso di ricordare la storia del movimento; è sufficiente citare in sintesi il testo programmatico, firmato da Galvano, Scroppo, Parisot e Biglione, pubblicato nel catalogo della “Mostra di pittori concretisti di Milano e Torino” alla Sala Gissi di Torino (novembre 1951): Il nome stesso di “Arte concreta” – sorto dall’esigenza di definire un nuovo atteggiamento dello spirito in ordine soltanto ad una negazione polemica od a un processo di “astrazione” dal dato ottico o mnemonico – sta a significare il desiderio di rigore di chi ha rotto ogni ponte con tradizioni storiche.